Le emorroidi sono cuscinetti di tessuto presenti vicino all’ano, ricchi di arterie, vene, capillari, utili a mantenere, insieme agli sfinteri, la continenza fecale.
Possono essere esterne, localizzate cioè attorno all’orifizio e ricoperte da pelle molto sensibile, oppure interne, poste nella parte superiore del canale anale e rivestite da sottilissima mucosa. Quando tutto va bene la loro presenza non viene avvertita.
Ippocrate le descriveva come “sporgenze simili a chicchi d’uva”.
Può capitare che a causa di stitichezza cronica, eccessive spinte per scaricarsi, aumentata pressione nell’addome durante la gravidanza, obesità, sedentarismo e tipologia di lavoro (coloro che sono costretti a lunghi periodi in posizione seduta o che fanno sforzi eccessivi sono più a rischio), dissinnergia del pubo-rettale si dilatino e si infiammino.
Fa allora capolino la malattia emorroidaria, caratterizzata da fuoriuscita delle emorroidi dall’ano dopo evacuazione (prolasso), bruciore, prurito, sanguinamento, fino alla chiusura di un vaso sanguigno a causa di un coagulo (trombosi).
La stipsi può dipendere dunque anche da una dissinnergia del pubo-rettale o meglio del fascio muscolare che circonda e chiude il canale anale. Mentre svuotiamo l’intestino dovrebbe rilassarsi, permettendo la fuoriuscita delle feci, in alcuni casi, il paziente, pur avendo lo stimolo, non riesce a defecare o non svuota bene l’intestino.
Una delle possibili soluzioni terapeutiche a queste problematiche è rappresentata dalla fisioterapia e riabilitazione del pavimento pelvico che aiuta il mancato rilasciamento di questo gruppo muscolare attraverso strumenti scelti dall’esperto valutando caso per caso: la respirazione diaframmatica, biofeedback utilizzato anche con palloncino intrarettale, terapia manuale, dilatatori anali e l’utilizzo di un rialzo sotto i piedi mentre la persona si scarica, così da avvicinare le ginocchia al petto.
BIBLIOGRAFIA:
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Bharucha AE, Wald A. chronic constipation. Mayo clinic Proc 2019; pii S0025-6196(19)30123-5