Esiste la verginità?
No, la verginità non esiste, almeno da un punto di vista medico-anatomico!
Possiamo affermare che si tratta dell’unico caso nella storia della medicina in cui l’evolversi della conoscenza non ha cancellato convinzioni errate e radicate.
La prima descrizione dell’imene risale al 1543 per opera di Andrea Vesalio, che in seguito precisò che “non tutte le vergini avevano l’imene”.
Il Royal College of Obstetricians and Gynecologists (Rcog), che rappresenta gli ostetrici e i ginecologi inglesi, ha pubblicato un appello sul British Medical Journal per chiedere al governo di bandire i test di verginità e le visite invasive, prive di basi scientifiche, per verificare l’integrità dell’imene.
C’è ancora molto disaccordo nella scienza e questo deriva dal fatto che le pubblicazioni scientifiche sull’imene sono quasi inesistenti.
L’imene è una membrana che circonda l’apertura della vagina e può avere diverse forme per questo non è detto che si laceri e sanguini al primo rapporto sessuale.
Il sanguinamento dipende sia dalla morfologia che dall’elasticità dell’imene stessa e della muscolatura del pavimento pelvico.
Intorno a questo argomento veleggia il “business della verginità”, sponsorizzata anche da alcuni siti, attraverso l’imenoplastica ovvero la ricostruzione chirurgica dell’imene che riguarda soprattutto donne mussulmane e donne che vogliono rimodellare e rigenerare l’area vaginale.
Ricostruire è una cosa seria, affermano alcuni seri chirurghi. Alcune volte viene eseguita in donne che hanno subito violenze o ragazze inviate dai servizi sociali, principalmente di origine nordafricana.
Ogni caso comunque, va ponderato e motivato, da un’equipe di psicologi che lavorano al fianco di queste donne ed anche dei medici.